LA BURLA DEL CAPITALISMO INCLUSIVO 1. L'élite aziendale occidentale è chiaramente incoraggiata nell'attuale contesto di tracollo economico. La loro attuale strategia, basata sul "Grande Reset" annunciato dal Forum Economico Mondiale, ha iniziato a utilizzare il concetto di "capitalismo inclusivo" come una delle sue strategie di immagine. 2. Attraverso il "Grande Reset", l'obiettivo è quello di sostituire il fallito modello neoliberale con un nuovo modello in cui le grandi corporazioni accumulano potere economico e politico. Con il concetto di "capitalismo inclusivo" vogliono farci capire che questo nuovo capitalismo cercherà di superare i problemi strutturali di esclusione sociale del capitalismo. 3. La questione chiave è che questo carattere "inclusivo" non è legato a nessun tipo di misure strutturali volte a garantire questo nuovo orientamento delle imprese private. Si tratta di un mero servizio verbale, con ripetuti appelli a misure "caritatevoli" da parte delle corporazioni in solidarietà con l'ambiente. 4. Non sorprende che le grandi società occidentali siano state entusiaste nel promuovere questa pulizia dell'immagine. Come riferimento, troviamo due istituzioni recenti: A. La "Coalizione per il capitalismo inclusivo", e B. Il "Consiglio per il capitalismo inclusivo con il Vaticano". 5. Il fatto che le grandi corporazioni osino presentarsi pubblicamente come leader di questi progetti ci dà un'idea della calma con cui considerano assicurata la loro crescente influenza sul mondo occidentale. 6. Tra le organizzazioni che sostengono la "Coalizione per il capitalismo inclusivo" ci sono la Ford Foundation e E.L. Rothschild. Il "Consiglio per il Capitalismo Inclusivo con il Vaticano" condivide lo stesso logo e design aziendale con questa coalizione, i cui leader includono anche nomi noti come Mastercard, Allianz, Dupont, Merck, VISA, Bank of America, Rockefeller, Rothschild o Ford. 7. È prevedibile che il capitalismo inclusivo cambi il comportamento delle grandi imprese? Niente affatto. Lo sappiamo con certezza perché, da un punto di vista concettuale, il capitalismo inclusivo non è altro che una propaggine delle teorie della responsabilità sociale delle imprese. Negli ultimi 50 anni queste teorie hanno reso abbondantemente chiaro che il perseguimento del profitto e del potere da parte degli azionisti di controllo oblitera qualsiasi altro obiettivo "sociale" se il potere degli azionisti non è controbilanciato da altri fattori, come: - Proprietà pubblica o cooperativa di aziende, sia parziale che totale. - Cambiamenti strutturali nella governance aziendale imposti da mezzi legali, come il sistema di co-determinazione tedesco. - Azione pubblica attraverso regole obbligatorie o incentivi. - Pressione sindacale. 8. A parte questo tipo di azione, il capitalismo inclusivo, come la responsabilità sociale delle imprese, diventano meri strumenti di pubblicità o propaganda. 9. Le grandi corporazioni stanno prendendo il potere assoluto nel mondo, diluendo il peso degli stati e dei cittadini lungo la strada e portandoci verso una società neo-feudale. Una società sempre più guidata dagli obiettivi di profitto e di potere di queste corporazioni e in cui i cittadini e la loro rappresentanza hanno sempre meno peso. In questo contesto, il "capitalismo inclusivo" non è altro che una trovata pubblicitaria che può essere descritta solo come una vera e propria "presa in giro" degli interessi e degli obiettivi dei cittadini e dei salariati che la democrazia sociale rappresenta.
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